ZusammenlebenLiving together

Adoro gli arabi che commerciano in spezie e kebab, sono le nuove identità di Bolzano. Anzi, per me costituiscono le identità più importanti, perché rappresentano la possibilità di infrangere questa convivenza ormai sclerotizzata immettendovi spontaneità.
Susanne Waiz, Stammtisch II, 27.10.2010

 

In Alto Adige non è si mai riusciti a confrontarsi con la propria storia e il proprio passato, al contrario, ognuno si è intestardito sulla sue posizioni facendo dell’ostinazione una virtù; e perciò gli storici italiani vedono le cose in un certo modo, e tacciono sul resto, e gli storici tedeschi vedono le cose in un altro modo, e tacciono sul resto. Gli storici vengono da un contesto esterno, e in genere si parla sempre e solo di Andreas Hofer, l’uomo di cui sono fieri, e dell’anno 1809. Ma nessuno ancora ha affrontato la storia contemporanea.
Martin Hanni, Stammtisch III, 30.10.2010

 

Penso che questo sia un punto importante, ossia che la convivenza può essere considerata anche da un punto di vista diverso. Sul piano istituzionale si continua a parlare di etnie che si scontrano tra di loro, mentre sul piano informale si formano network paralleli, dove i diversi ambiti di interessi consistono. E ora vorrei chiedere agli altri ospiti se non credono che l’apparato istituzionale non si trovi indietro a quello informale? I meccanismi con cui l’apparato istituzionale si diffonde non funzionano più. Ciò potrebbe creare dei problemi, perché ci si fissa sempre solo sulla situazione linguistica, che per il presente invece non è più prioritaria.
Ospite, Stammtisch III, 30.10.2010

 

Si dovrà rompere con il pensiero fisso sull’appartenenza ai gruppi linguistici proprio della realtà di Bolzano ed includere e rivolgersi a una pluralità allargata e complessa.
Settimana di ricerca, Fase 1, dicussioni di gruppo, 25.10.- 30.2010

 

Ne emerge il bisogno di far diventare questa città un'opportunità per le persone che ci vivono, le quali non riescono a riconoscersi partecipi di una vera pluralità. Ne esce fuori un deficit di convivenza; e la convivenza stessa come qualcosa che debba essere arricchito, valorizzato. Come modificare quindi questa condizione urbana e come rafforzare questa appartenenza, non certo solo etnico-linguistica, ma anche professionale, in direzione di un'identità plurale della città?
Giorgio Mezzalira, Stammtisch II, 27.10.2010

 

Credo che la convivenza con le altre culture richieda un grosso sforzo individuale. Personalmente non credo che in una piazza progettata bene le persone parlino bene e viceversa; penso addirittura che in una piazza fatta male le persone possano parlare del loro sogno di una piazza fatta bene: e con questa battuta voglio solo dire che è fondamentale che per la popolazione – al di là dei pur importanti macro-progetti – ci sia lo spazio per l'iniziativa personale e privata, per lo sforzo di immaginazione e di progettazione.
Daniele Lupo, Stammtisch II, 27.10.2010

 

Mi chiedo in generale se non sia il caso di viversi questa convivenza e molteciplicità di culture e visioni senza rincorrere definizioni. Riferendomi all'altro Stammtisch, ricordo che convivere, oltre a legarsi anche a fattori economici, costa in generale un grande sforzo, richiede a rinunciare a una parte di sé, della propria lingua e cultura. E' anche sotto queste molteplici accezioni che bisogna guardare al tema convivenza; lo si deve vedere come un tema molto più fluido.
Daniele Lupo, Stammtisch III, 30.10.2010

 

Il concetto di convivenza è un costrutto solo terminologico e artificiale?
Ha una connotazione a priori positiva o è un termine valorialmente neutro?
Convivenza tra chi, tra quali soggetti o elementi? E in quale cornice spaziale? Tema da trattare come universale o ristretto a Bolzano per certe sue particolari caratteristiche?
Prendere Bolzano come punto di partenza oppure di arrivo di una riflessione sulla convivenza?
Settimana di ricerca, Fase 1, dicussioni di gruppo, 25.10.- 30.2010

 

Il tema della convivenza, intrecciato a quello del monumento e del simbolo, impone di partire dall’operazione di un riconoscimento da parte dell’individuo di sé stesso. Questa è la condizione di partenza per la capacità della persona di pensarsi parte di un contesto allargato e di riconoscere e rispettare entro questo ogni altro da sé . L’idea del simbolo e del monumento implicano dunque una considerazione della propria situazione (del ) necessariamente in rapporto agli altri. Il concetto di convivenza dovrebbe avere alla base capacità di riconoscimento e rispetto dell’altro. E’ condizione necessaria per l’essere umano e la sua esistenza nel mondo, ma non significa automaticamente capacità di conoscere l’altro. Convivenza è in generale da intendere non solo fra gruppi etno-linguistici, ma anche tra classi e categorie sociali di diverso tipo, e fra generazioni; oppure anche tra risorse (naturali, economiche) di un ambiente. La cosiddetta identità culturale è largamente sostituita o integrata da un’identità economica, che può fortemente influenzare le dinamiche della convivenza.
Il termine convivenza identifica in ogni caso un processo dinamico e aperto all’interno di una società.
Orizzonti di lavoro sul tema convivenza mediante il progetto:

- Attualizzare e ampliare il concetto; ricondurlo al significato reale.

- Condurre sulla convivenza una riflessione allargata e valida universalmente. Ricondurla e rapportarla poi al contesto locale
Settimana di ricerca, Fase 1, dicussioni di gruppo, 25.10.- 30.2010

 

Noi diamo vita a un progetto che non parte dall'idea di "risolvere" la convivenza da queste parti, ma cerca un'azione simbolica al fine di dare nuovi stimoli, suggerire trasformazioni […].
Daniele Lupo, Stammtisch III, 30.10.2010

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Daniele Lupo, Incontro di progetto II, 20.-22.10.2010